mercoledì 29 giugno 2016

IL DESTINO DEI POPOLI ovvero IL DOMINIO DEI PAPERON DE' PAPERONI

IL  DESTINO  DEI  POPOLI   ovvero

                         IL  DOMINIO  DEI  PAPERON  DE’  PAPERONI


Chi non ricorda chi era  “ paperon de’ paperoni “  ? Il famosissimo personaggio di Walt Disney  , che ci ha tanto divertito nella nostra infanzia ?  Con la sua smania di accumulare denaro  in quella enorme cassaforte ,nella quale si gettava a capofitto , come se fosse stata una piscina , ma non piena d’acqua , bensì di monete d’oro , godendo di quella sua opulenza ?  Ebbene , ai nostri giorni , di personaggi come paperon de’ paperoni  ne troviamo diversi ; non sono moltissimi nel mondo , ma abbastanza numerosi e potenti per dettare qualsiasi legge sui mercati internazionali, nonché sulle politiche di tutti i Paesi del globo , e quindi sui destini dei popoli che vi abitano. I vari paperon de’ paperoni sono in continua competizione fra loro                  ( sempre più spinti dalla smania di accumulare quanto più possibile denaro  e quindi potere , gli uni rispetto agli altri ).
A questo punto , sorge spontanea una domanda :  Questi paperon de’ paperoni potranno essere , diciamo , mille , o duemila , o tremila  e mettiamo pure più di qualche migliaio ,  ma quale potrà essere in un prossimo futuro  il destino di tutto il resto della popolazione del mondo , che calcoliamo intorno ai sette miliardi di individui , circa ,  e in progressiva  crescita ,  se le risorse  disponibili sul pianeta  saranno sempre più insufficienti  per garantire a tutti  una vita possibilmente dignitosa , ma anzi  la loro inadeguata distribuzione ridurrà  in povertà centinaia  di  milioni  di  persone , specialmente a causa  delle speculazioni  di interessi finanziari  e  di  politiche  di potere che determineranno più gravi  e progressive sperequazioni  e ingiustizie sociali   ?  E’ facile intuirlo .
I paperon de’ paperoni , ricatteranno  i poveri e miserevoli  popoli del mondo , gettando a loro , ogni tanto, qualche monetina d’oro , spadroneggiando allegramente su qualsiasi loro residuo bene , pretendendo sacrifici e fatiche  a mo’ di risarcimento per interessi maturati sui prestiti concessi,  e riguardo a ciascun malcapitato , non solo sino alla fine dei suoi  giorni su questa terra, ma anche nel prosieguo a carico delle sue generazioni future.
Non è forse questo  un “ Piano “ perfetto ?  Che si sta man mano realizzando nel corso dei secoli , nella storia umana ? Potere  e  ricchezze  nelle  mani  di  sempre più  pochi individui e famiglie.   Le  banche fanno  per loro  da forzieri , da casseforti , tutte naturalmente  e chiaramente da tutelare  e salvare ,  a qualsiasi costo , qualunque cosa  o tragedie umane  possano  accadere , anche catastrofiche , a causa di guerre e conflitti ( confezionati ad hoc ) , rivoluzioni , cataclismi .  Loro , i paperon de’ paperoni , sanno già come  e dove salvarsi . Alla fine , a favore di questi potentati rimarranno sempre tutti quelli che si adatteranno a vivere , accontentandosi di ciò che verrà loro concesso di avere , ma in  condizioni di progressive limitazioni di libertà e di diritti  e  che rimarranno a loro servizio ( praticamente in stato di servitù ) , per garantire loro e  ai loro discendenti privilegiati  le migliori  provviste e benessere , molto più che a sufficienza, i quali  utilizzeranno , per  i  loro  fini , le  tecnologie  più  avanzate di  prodotti  realizzati  dalle  menti  più  intelligenti ,  selezionate e  asservite  al  loro  potere .
Se paperon de’ paperoni è stato , per noi ragazzi , un personaggio  oltretutto davvero simpatico  , al contrario  tutti questi altri individui , che a lui vorrebbero somigliare , altro non appaiono se non  esseri “umanoidi “, alimentati dalla incoscienza di una umanità generale , imbelle e incapace di reagire e  che sta perdendo via via  il controllo  di  sé stessa e dei suoi poteri , sino all’annullamento dei suoi più importanti  e  fondamentali  valori sociali.  



Neoliberalismo , ordoliberalismo , indiidualismo ,capitalismo , potere finanziario e mediatico per il controllo e dominio sulle masse e sulle economie reali , oligarchie , N.O.M. ..fine del socialismo, agonia delle democrazie , dei diritti sociali , dell'umanesimo ....questa è e sarà la direttrice mondiale dal XXI secolo in avanti e che potrebbe esplodere in una terza guerra mondiale se la conflittualità fra i poteri forti raggiungerà il punto di rottura e di non ritorno .




                                                   COS ‘ E’    L’ ORDOLIBERALISMO “  ? 

(  Note da  un articolo di  LELIO DEMICHELIS – MicroMega )
L’ordoliberalismo – già egemone forse più del neoliberismo nella forma economica e tecnica assunta dalla società globale – sta dilagando e diventando egemone anche in rete e questa volta è ordoliberalismo 2.0. Quali sono le conseguenze sociali e politiche?

 L’ ordoliberalismo è un modello economico, ma soprattutto sociale che si dice appunto liberale, sviluppatosi in Germania negli anni ‘30 del ‘900 attorno alla figura di Walter Eucken, assumendo poi il nome di Scuola di Friburgo e la denominazione di ordoliberalismo dal titolo della rivista Ordo, fondata sempre da Eucken e il cui primo numero uscì nel 1948.
Eucken, assegnava allo stato la funzione di guardiano dell’ordine concorrenziale, che a sua volta era considerato come un bene pubblico. Ma dovrebbe risultare oggi chiaro ed evidente come lo stato ordoliberale non sia un arbitro che fa rispettare le regole del gioco («Così come l’arbitro non partecipa al gioco, così lo stato è fuori dall’arena», sosteneva Ludwig Erhard), quanto un arbitro di parte, che fa le regole per il mercato, promuovendo il mercato inteso come forma economica che deve diventare forma esistenziale individuale e sociale, essere insieme disciplina e biopolitica (lo diciamo richiamando ancora Foucault). Perché se il diritto diventa regola del gioco che lo stato dà per lasciare poi ciascuno libero di giocare il suo personale gioco – come appunto volevano gli ordoliberali - ma se il gioco che si deve giocare è quello del capitalismo, allora la regola del gioco non è imparziale né liberale (si cancella infatti ogni separazione e bilanciamento tra il potere economico e quello politico e giuridico), ma parzialissima e pedagogica, governamentale appunto, a profitto del gioco del capitalismo andando a modificare i modi e le forme di comportamento di ciascuno e dell’insieme, modi e forme sempre meno sociali e umanistiche e sempre più economiche e imprenditoriali. E libertà, uguaglianza e fraternità cedono il passo a impresa, mercato e competizione. La forma mercato deve cioè diventare forma sociale.
Ogni atto pro-mercato contiene in sé una dose di coercizione e di dirigismo coattivo, di disciplina dentro a una biopolitica (il caso Grecia lo ha dimostrato, ma lo ha dimostrato ancora di più la famosa lettera di Trichet e Draghi all’Italia, del 2011) e maggiori sono le dosi di coercizione, maggiore è l’assuefazione, cioè l’adattamento di ciascuno al mercato e al suo dirigismo, che è appunto l’obiettivo che l’ordoliberalismo persegue in modo insieme teleologico, escatologico e teologico (di teologia economica)
Dunque, l’ordoliberalismo. E di ordoliberalismo si parla spesso anche se - più spesso ancora - si usa il termine generico di neoliberismo per definire le politiche economiche di questi ultimi trent’anni, dimenticando la stretta connessione e convergenza (al di là di alcune pur importanti differenze) tra queste due ideologie - tra queste due biopolitiche. Mario Monti si autodefinisce ordoliberale. Draghi lo ha detto di se stesso e della Bce («La costituzione monetaria della Banca centrale europea è saldamente ancorata ai principi dell’ordoliberalismo»). Renzi lo è con il JobsAct (e Hollande con la sua legge sul lavoro) e con la preferenza per il governo delle élite (anche se non lo è quando nega il decentramento del potere). Lo è ovviamente la Germania di ieri e soprattutto di oggi e quindi l’Europa dell’austerità, del pareggio di bilancio, delle riforme strutturali - che sono strutturali e strutturanti (funzionali) per l’espansione incessante del capitalismo, ma de-strutturanti per la società, la democrazia e per i diritti civili, politici e sociali. Tutto, in realtà è ordoliberalismo prima o più che neoliberismo
. Ordoliberalismo come biopolitica, dunque; perché la vita di ciascuno deve essere a immagine e somiglianza del mercato e dell’impresa – l’altro elemento forte e programmatico dell’ordoliberalismo – una biopolitica che diventa una politica della società, secondo Foucault, ma per una società da costruire appunto sul modello d’impresa. Non solo dunque fare impresa ma soprattutto, per ciascuno, essere impresa.
Modello impresa; ma quale impresa? Nell’impresa, scriveva ancora Röpke nel 1963, la democrazia è fuori luogo, come in una sala operatoria. «La vera democrazia economica sta altrove e cioè sul mercato, ove i consumatori sono elettori al cui costante plebiscito l’imprenditore deve adeguarsi se non vuole andare incontro al fallimento».
     SOCIALISMO   E  CAPITALISMO
Il socialismo è oggi una voce del movimento intellettuale e politico planetario che lotta per limitare l'espansione capitalistica nella vita personale e sociale
l’ideale della libertà sociale si realizza non nel rapporto dell’uno-con-l’altro (intersezione), bensì in quello dell’uno-per-l’altro (interconnessione) e, secondo Honneth, coincide, tra i principi normativi introdotti dalla Rivoluzione francese, con la fraternité o reciprocità solidale.
la libertà sociale è un ideale incapace di tener adeguatamente conto della dimensione del potere.
 MA perché i cittadini delle società capitalistiche odierne dovrebbero “volere” la fraternità, sostituendo l’individualismo che caratterizza il loro comportamento sociale? Perché dovrebbero volere la realizzazione della libertà di ogni altro individuo? Perché mai questo imperativo morale dovrebbe diventare il principio regolatore della società futura?
la lotta per il socialismo è fondamentalmente la lotta per la «subordinazione delle attività economiche a fini e valori della vita sociale , mentre la dinamica del capitalismo genera continuamente disuguaglianze multidimensionali, tra le quali spicca quella di ricchezza, e asimmetrie di potere, tra cui spicca il rapporto tra capitale e lavoro nell’impresa; più la vita personale e sociale è pervasa da questa dinamica di disuguaglianze e asimmetrie, meno facile è, per i soggetti, resistere al comando di altri soggetti e al dominio delle strutture in cui svolgono funzioni subalterne.
Per  socialismo –   s‘intende oggi una voce del movimento intellettuale e politico planetario che lotta per limitare l’espansione capitalistica nella vita personale e sociale. Esso si distingue da altre espressioni anticapitalistiche per la visione egualitaria e libertaria, centrata sull’autonomia del cittadino e sul politeismo dei valori, e per l’impegno nel progettare “utopie concrete” quali percorsi di cambiamento istituzionale.

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