domenica 31 marzo 2013

LO " STALLO " DEL SISTEMA PARTITICO

                   LO    STALLO “  DEL  SISTEMA  PARTITICO
         Oggi 30 marzo 2013 , il Presidente della Repubblica Napolitano , al fine di superare l’impasse politico-istituzionale determinatosi a seguito del risultato elettorale e del non risolutivo contatto fra le forze politiche ,  ha nominato  dieci componenti dei due gruppi di “saggi” per la stesura di un programma di governo , che intervenga sia su questioni economiche e sociali  sia  su quelle di natura istituzionale e costituzionale. L’attuale Governo rimane in carica e il nuovo Parlamento avrà l’importantissimo compito di decidere in merito alla risoluzione dei problemi  sulla base delle indicazioni del programma posto in essere dai “saggi”  .
Affinchè  possa  determinarsi una seria e radicale riforma del sistema  economico e istituzionale e finalmente dare impulso alla crescita e sviluppo delle attività produttive , il programma dei dieci “ saggi “  DOVRA’  contenere in modo chiaro e completo una serie di proposte radicali e di cambiamento in materia istituzionale ( riforma della legge elettorale , riduzione dei parlamentari, abolizione  delle provincie ) e in materia costituzionale ( riforma del bicameralismo ) e  inoltre , in materia economica e sociale , attraverso immediati finanziamenti ( reddito minimo sociale fisso garantito pro capite) a favore di disoccupati e famiglie indigenti ; provvedimenti immediati a favore delle imprese , sblocco del patto di stabilità e pagamento crediti a carico delle P.A. , abolizione IRAP, snellimento delle procedure burocratiche ,  equità fiscale ( redistribuzione del reddito attraverso una effettiva progressività delle imposte nei confronti di redditi da capitali e patrimoniali) ; una efficace lotta alla evasione fiscale , anche attraverso la possibilità di ottenere  interamente tutti i rimborsi delle spese sostenute dalle famiglie per beni e servizi fondamentali per la vita ; provvedimenti rigorosi contro la corruzione e attività  mafiose e norme in merito al conflitto di interessi e antiriciclaggio.
Al fine che tutto ciò si realizzi è assolutamente necessario che il lavoro dei “saggi”  possa avvenire guardando esclusivamente alle necessità sociali, del bene comune e della economia reale del Paese , affrontando l’onere economico derivante attingendo da tutte le risorse ricavate  da eliminazione degli sprechi e dei privilegi , rinuncia verso investimenti strutturali faraonici e non prioritari, risparmi su spese militari e di tipo energetico, e pertanto  che la stesura del progetto  non risenta di tentativi opportunistici e di interesse di parte , che mutilerebbero il progetto stesso e ne vanificherebbero il risultato politico e sociale.
Se qualcuno degli  schieramenti politici in ambito parlamentare , per interessi di parte, rifiuterà o ostacolerà tutte o anche in parte , le suddette  necessarie e opportune  proposte di legge riformiste e di radicale cambiamento del sistema socio-politico , sino al punto di determinare la impossibilità di raggiungere le indispensabili condizioni di maggioranze e quindi  non  mettere il Governo  in condizioni di funzionare , tale schieramento politico DOVRA’ prendersene in pieno le RESPONSABILITA’, poiché  dovrà rendere conto  a tutti i cittadini di essere stato causa  di  tutte le gravissime conseguenze  che pesantemente ricadrebbero sicuramente sul Paese per  un inevitabile peggioramento della  crisi e che non potranno non generare collasso economico e pericolosi scontri sociali. 

                         
                     LA  VERITA’  DEI  FATTI   (  2 APRILE 2013 )


PER FARE TROPPO I FURBI  GLI   ITALIANI  SI  SONO  DA  SE  MEDESIMI                           “ IMBOTTIGLIATI “ ;  I  PARTITI  HANNO  SCELTO  UNA  LEGGE ELETTORALE  TALMENTE  “PORCELLUM”   CHE  ADESSO  NON  CONSENTE  A  NESSUNO  DI  LORO  DI  RAGGIUNGERE  UNA  REALE  MAGGIORANZA  IN  TUTTE  E  DUE  LE   CAMERE.
GLI  ITALIANI , COME  E’  LORO  COSTUME  DEMOCRATICO , HANNO  ESPRESSO  LEGITTIMAMENTE  CONSENSI  DIVERSIFICATI  RISPETTO  AGLI  SCHIERAMENTI  POLITICI , NON DETERMINANDO  PERO’  CONDIZIONI  DI  NETTA  PREVALENZA  DI  UNO  SCHIERAMENTO  RISPETTO AGLI ALTRI.
 OGNI SCHIERAMENTO  PER VOLER  SALVAGUARDARE  GLI  INTERESSI  DI  PARTE  O  PER  EVIDENTE  INCOMPATIBILITA’  DI  CONVIVENZA , NON HA RESO  POSSIBILI    OPPORTUNI ACCORPAMENTI  O  ALLEANZE , QUINDI  NE  E’  DERIVATA  LA IMPOSSIBILITA’  DI  FORMARE  UN  REGOLARE  GOVERNO  POLITICO , E QUINDI  LO  “ STALLO “.
 NE  E’  DERIVATA   LA  NECESSITA’ , DA  PARTE  DEL  CAPO  DELLO  STATO ,  DI  MANTENERE  UN  GOVERNO  DI  TECNICI , PERALTRO  GIA’  ESISTENTE IN FASE PREELETTORALE, MA  NATURALMENTE  IN  MODO PROVVISORIO, PER EVITARE UN PERICOLOSO  VUOTO  ISTITUZIONALE  E  GRAVI  RIPERCUSSIONI  ECONOMICHE  IN  CAMPO  EUROPEO .
ALLO STATO DELLE COSE , DAL RISULTATO ELETTORALE , IL PARLAMENTO , IN TUTTE E DUE LE CAMERE , E’ PERFETTAMENTE IN GRADO  DI  LEGIFERARE  E  QUINDI DI  INTERVENIRE  OPPORTUNAMENTE  E  TEMPESTIVAMENTE  AL  FINE  DI  EFFETTUARE  TUTTE QUELLE  MODIFICHE  E  QUELLE  INIZIATIVE  CHE  SONO  NECESSARIE  SIA  DAL PUNTO  DI  VISTA  ISTITUZIONALE  , SIA PER QUANTO  RIGUARDA  I  GRAVISSIMI    E  URGENTISSIMI  PROBLEMI ECONOMICI  E  SOCIALI  CHE  GRAVANO  SUL PAESE.
IL  GOVERNO , SEBBENE PROVVISORIO  E  TECNICO , ESSENDO  PER  COSTITUZIONE   L’ORGANO  ESECUTIVO  , HA  IL  DOVERE , IN UNA  TALE  PARTICOLARE  CONTINGENZA  , DI  RENDERE  OPERATTVI  , ATTRAVERSO I SUOI ORGANI , TUTTI  I  PROVVEDIMENTI  DI  LEGGE  EMESSI  DAL  PARLAMENTO E   QUINDI  DI  GARANTIRE  UNA  REGOLARE  , SUFFICIENTE  GOVERNABILITA’ , ANCHE  SE  NON  IN  MODO  PIENO  COME NEL CASO DI UN GOVERNO POLITICO.
COMUNQUE , AL  MOMENTO  QUESTA  E’  LA  REALE  SITUAZIONE  DI  NECESSITA’  E  SINO  A  QUANDO  NON  SI  SARANNO REALIZZATE   CONDIZIONI  PIU’  IDONEE , SPETTA  A  TUTTE  LE  FORZE  POLITICHE  RAPPRESENTATE  IN  PARLAMENTO  DI  AFFRONTARE  IN  MODO  RESPONSABILE  TUTTI  I  PROBLEMI  EMERGENTI  E  METTENDO  DA  PARTE  OGNI  INTERESSE  PARTICOLARE  E  PARTITICO , LEGIFERARE  IN  FAVORE DEL  VERO  ED EFFETTIVO   BENE  COMUNE  ED  INTERESSE  GENERALE  DELLA NAZIONE.
IN  UN  TALE  CONTESTO  DI  CRISI  POLITICA,SOCIALE ED ECONOMICA , NAZIONALE  E  GLOBALE ,  SE  NON  VI  FOSSERO  STATI   GLI OPPORTUNI  INTERVENTI   SUCCESSIVI   DA  PARTE  DEL  NOSTRO  CAPO  DI  STATO ,   ( A PARTIRE DALLE DIMISSIONI DEL GOVERNO BERLUSCONI  E  SINO  AD  OGGI )   SI SAREBBE  VERIFICATO IRRIMEDIABILMENTE  IL  COLLASSO SOCIALE  DEL  NOSTRO  PAESE .
INFATTI  L’ITALIA  ERA  GIUNTA  AL  LIMITE  DEL  FALLIMENTO  A  CAUSA  DI  UNA  SCONSIDERATA ED IRRESPONSABILE  ATTIVITA’  DA  PARTE  DI  GOVERNI  CHE  SUCCEDENDOSI  NELL’ARCO  DI  OLTRE  UN  VENTENNIO , HANNO  DETERMINATO , A  CAUSA  DEGLI  SPRECHI , DELLA  CORRUZIONE , DI  FAVORITISMI, COLLUSIONI MAFIOSE, ECC….,  UN  ELEVATISSIMO  DEBITO  PUBBLICO  ED ANCORA,  FATTO PIU’ GRAVE ,  HANNO  CONTESTUALMENTE  E   COLPEVOLMENTE  TRASCURATO  E  DEPRESSO      ( CON  AZZERAMENTO  DEL P.I.L. ) GLI IMPORTANTI ED ESSENZIALI   FATTORI  DI  INCENTIVAZIONE  PER  LA  CRESCITA  , LA  PRODUTTIVITA’  E  LA  COMPETIVITA’ DELLE  IMPRESE  ED  INDUSTRIE.
  FATTO  ANCORA  PIU’  SCANDALOSO  E’  ADESSO  QUELLO  CHE  VEDE  ERGERSI  IL  MALCONTENTO  E  UN  ATTEGGIAMENTO  DI ASPRA  CRITICA  DA  PIU’  PARTI POLITICHE  E  ANCHE  DI  CITTADINI  COMUNI  RISPETTO  ALLE  DECISIONI  PRESE          PER NECESSITA ‘    DAL PRESIDENTE  DELLA REPUBBLICA , NAPOLITANO , ( CON LA NOMINA  DEI “ SAGGI “ ) ADDOSSSANDO  SULLA  SUA  PERSONA  LA  RESPONSABILITA’   DI  TUTTA  UNA  SITUAZIONE  DI  CRISI  E  DI  PROBLEMI , CHE  CERTAMENTE  SOLO  UN  FOLLE POTEVA  PENSARE  CHE LA  SUA  PERSONA   POTESSE  RISOLVERE , MA  CHE  PURTROPPO E’ STATA  MALE  GESTITA  PURE DAL  MEDESIMO  GOVERNO TECNICO  DA  LUI NOMINATO  E  NE’   MAI SAREBBE STATA  MEGLIO  GESTITA  DA  UNA  CLASSE  POLITICA  ( O DI DESTRA  O  DI SINISTRA O DI CENTRO )  GIA’ PROFONDAMENTE  COMPROMESSA  A  CAUSA DELLE  PROPRIE  ECLATANTI  INEFFICIENZE  E INCAPACITA’ DIMOSTRATE.
E’  ADESSO  GIUNTA  LA  “  RESA  DEI  CONTI “  , PER  UN  RADICALE  CAMBIAMENTO, VERSO UNA MORALIZZAZIONE DELLA VITA PUBBLICA,  ANCHE  RIGUARDO  ALLE  MENTALITA’ , ALLE  COSCIENZE   ED  AI  COMPORTAMENTI , SIA  IN  AMBITO  POLITICO , SIA  ALL’INTERNO  DELLA  CITTADINANZA  STESSA.
I  CITTADINI  ORMAI  HANNO  CAPITO , SPECIALMENTE  COLORO  CHE  EFFETTIVAMENTE  STANNO  SOFFRENDO  DELLA  GRAVE  CRISI , CHE  NE  HANNO  ABBASTANZA  DEI  GIOCHI PARTITICI  DI  POTERE …… VI  E’  LO  STALLO , IL P.D. ( DI BERSANI ) E’ IN CRISI  , ’ IL SIGNOR RENZI E COMPAGNI  STANNO  IMBASTENDO  IL  GRANDE  “ INCIUCIO “  CON  IL BERLUSCONI  E CON CHI SA QUALE ALTRO  ELEMENTO  SUBITO PRONTO E DISPONIBILE   A FAR PARTE DELLA AMMUCCHIATA………DICONO  CHE  NON  CI  SONO  ALTERNATIVE , VISTO CHE  LA  RICHIESTA DI  AVERE INCARICO DI GOVERNO  AVANZATA DAL MOVIMENTO CINQUE STELLE  VIENE  RITENUTA  “ FUORI DA OGNI LOGICA  PARTITICA    E  PERTANTO  RIFIUTATA…E  ALLORA ?  …VOGLIONO FARE  IL “GOVERNISSIMO “  I  SOLITI  NOTI  E  STRANOTI  DELLA  POLITICA , PER CONTINUARE  A  DIVIDERSI   FRA  LORO  INCARICHI  E  POLTRONE , PER ASSICURARSI  FETTE   DI  POTERE  E  DI  SOTTOGOVERNO  , CON  RELATIVI  GUADAGNI , FAVORI E SPECULAZIONI…..PER  TUTTO  IL  TEMPO  CHE  ANCORA  SARA’  A LORO POSSIBILE  MANTENERE …..TUTTO  QUESTO  MENTRE  LA  GENTE  CONTINUERA’  A  MORIRE  DI  FAME E  PURTROPPO NON  SOLO METAFORICAMENTE ,  MA  REALMENTE   E  DI DISPERAZIONE …
QUESTA  E’  UNA  TRAGEDIA   DI  IMMENSE  PROPORZIONI , CHE  NON  SOLO NON POTRA’ ESSERE  FERMATA , MA  DILAGHERA’  IRRIMEDIABILMENTE .  INFATTI,  QUALSIASI INTERVENTO  POTRA’  ESSERE  FATTO  DAL  “ GOVERNISSIMO “  PER  VENIRE  INCONTRO  ALLE  ENORMI DIFFICOLTA’ ECONOMICHE DI IMPRESE E FAMIGLIE , ESSO  DOVRA’ NECESSARIAMENTE  TENERSI  ENTRO  GLI  STRETTSSIMI  LIMITI IMPOSTI  DALLA  TROIKA  EUROPEA  …LA  QUALCOSA  VORRA’  DIRE  CHE  QUEL  POCO  CHE  VERRA’  CONCESSO  DI  DARE  E  DI  FARE  SI  MANIFESTERA’  COME  UNA  TERAPIA  DI  “PANNICELLI CALDI “  PER  CURARE  UNA  BROCOPOLMONITE ACUTA…….QUINDI  INEVITABILE COLLASSO  E  MORTE  ……..QUESTO  E’  IL  VERO E REALE  PERICOLO  IMMANENTE  …
…IN  CONCLUSIONE , L’UNICA  SOLUZIONE  NON POTRA’  ESSERE  QUELLA  CHE   INSORGERE  CONTRO  LA  POLITICA  RESTRITTIVA  IMPOSTA  DALLA  EUROPA  E  RIUSCIRE  A  SPEZZARE  LA  CATENA  SPECULATIVA FINANZIARIA , CHE  ATTRAVERSO  UN PERVERSO  SISTEMA  IMPOSITIVO  , PRODUCE  UN DOPPIO  DANNO :  PER UN VERSO AGGRAVA  CON  INTERESSI  CRESCENTI  IL GIA’  ENORME  DEBITO PUBBLICO   ( CHE PERALTRO NON POTRA’ MAI ESSERE PAGATO PER INTERO ),  PER ALTRO VERSO  COSTRINGE  L’ECONOMIA  REALE   IN  CONDIZIONI  SEMPRE PIU’  ASFITTICHE  E  DI  DEPRESSIONE , PER LA  MANCANZA DI LIQUIDITA’  FINANZIARIA  E  DI  DIFFICOLTA’  DI  ACCEDERE  AL  CREDITO.
SE  QUESTE  SONO  LE  PROSPETTIVE   RIMANE  QUASI INVEROSIMILE  OGNI  POSSIBILITA’  DI  AVERE  UN  GOVERNO  CHE  , USANDO I VECCHI CRITERI  DI GESTIONE DEL POTERE, SIA CAPACE  DI  EVITARE  IL  DISASTRO , A  MENO  CHE  NON   VENGANO  A  CREARSI    FORTI  SOMMOVIMENTI  SOCIALI  CHE  COSTRINGANO  I  POTERI  ECONOMICI E FINANZIARI  EUROPEI E INTERNAZIONALI   A  CAMBIARE  RADICALMENTE  REGISTRO   ED  A  PERMETTERE  DI POTER RISTABILIRE  NELLE  SOCIETA’  I  GIUSTI  EQUILIBRI  FRA  LAVORO, PRODUZIONE  E  GUADAGNO  E QUINDI , VERA ECONOMIA REALE  E  REDISTRIBUZIONE  DELLA  RICCHEZZA  ATTRAVERSO  UN  SISTEMA  FISCALE  EQUO .           




giovedì 7 marzo 2013

PROPOSTA DI RIFORMA DEL PROCESSO PENALE



PROPOSTA DI RIFORMA DEL PROCESSO PENALE
"PER UNA GIUSTIZIA PIU' VELOCE E PIU' GIUSTA “
IN ITALIA , LA DOMANDA DI GIUSTIZIA  E’ RESA SEMPRE DI PIU’ INSODDISFATTA E VANIFICATA  A CAUSA SIA DELLE CARENZE ORGANIZZATIVE  E STRUTTURALI  DI NATURA AMMINISTRATIVA  DEL SISTEMA  GIUDIZIARIO  NEL SUO COMPLESSO, SIA PER LA COMPLESSITA’  DELLE NORME PROCEDURALI E BUROCRATICHE  DEL PROCESSO SIA CIVILE  CHE PENALE.
PER QUANTO RIGUARDA  IL PROCESSO PENALE  LA LUNGHEZZA DEI TEMPI DAL SUO INIZIO ALLA DEFINIZIONE,  E’  DIVENUTA TALMENTE GRAVE DA COSTITUIRE UN VERO E PROPRIO SCANDALO , ANCHE A LIVELLO INTERNAZIONALE.
   AL FINE DI OTTENERE UNA ACCELERAZIONE DEI PROCESSI PENALI , NEL TEMPO  SONO STATE AVANZATE TALUNE  PROPOSTE  DI  MODIFICA  DELLE NORME DEL  PROCESSO STESSO, CHE  RIGUARDANO  IN  PARTICOLARE  VARIE  IPOTESI , QUALI  :
-      1)  IMPORRE LIMITI DI TEMPO PREDEFINITI IN ORDINE AI VARI GRADI DI GIUDIZIO ;
  -       2 )ULTERIORE ABBREVIAZIONE DEI TERMINI DI PRESCRIZIONE DEI REATI.

SI  DEVE DIRE PERO’ CHE RISPETTO A TALI PROPOSTE  SORGONO CHIARAMENTE  ALCUNE OBIEZIONI : INFATTI, SE VENISSERO APPLICATE  TALI RIFORME , QUESTE  DIVERREBBERO  UNO STRUMENTO  AVENTE CERTAMENTE   MINORI GARANZIE  DI  GIUSTIZIA RISPETTO  ALLA  ESIGENZA DI PARITA’ DI DIRITTI FRA TUTTE LE PARTI IN CAUSA E ANCHE  DI OSTACOLO  ALL’ACCERTAMENTO DELLA VERITA’ ;

COME  ANCORA , LA PROPOSTA   :
-3 )  IN ORDINE ALL’ ESERCIZIO  DELLA  AZIONE PENALE , TRASFORMANDOLA  DA  OBBLIGATORIA  IN  FACOLTATIVA;
QUESTA  MODIFICA  PROCESSUALE  INTRODURREBBE UN ELEMENTO DI DISCREZIONALITA’ , TALE CHE  SE ANCHE POSTO A GIUSTIFICAZIONE  DI UNA ESIGENZA  DI DIMINUIRE IL NUMERO DEI PROCEDIMENTI DA ESAMINARE, PER ALTRO VERSO VERREBBE A COSTITUIRE  UNA GRAVE INCRINATURA  NEL DOVERE   DI  OBIETTIVITA’ NELL’ESERCIZIO E NELLE FUNZIONI DELL’ORGANO GIUDIZIARIO , NONCHE’  DI INOSSERVANZA DEL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA STABILITO  DALLA COSTITUZIONE;
POI , RIGUARDO ALLA PROPOSTA DI :
-4 )  RIFORMA DELLA CARRIERA DI PUBBLICO MINISTERO , PONENDO TALE FIGURA GIUDIZIARIA  ALLE DIPENDENZE  DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA , CHE E’ UN ORGANO POLITICO ;
 CIO’ APPARE ASSAI DISCUTIBILE  SOTTO L’ASPETTO DELLA ESIGENZA  DI AUTONOMIA DELL’ORGANO GIUDIZIARIO, PREVISTA DALLA COSTITUZIONE ; DATO CHE CIO’ , PUR NON RIGUARDANDO  LA FIGURA DI MAGISTRATO  GIUDICANTE , MA SOLO QUELLA DEL P.M.,  COMUNQUE  VERREBBE A COSTITUIRE  UNA INELUDIBILE CONDIZIONE LIMITATIVA  RISPETTO ALLA ESIGENZA DI  PIENA AUTONOMIA FUNZIONALE  DEL P.M. , CHE INVECE DEVE ESSERE ESERCITATA IN PIENA AUTONOMIA QUALE ORGANO  PREPOSTO ALLE INDAGINI E  REQUIRENTE NEL PROCESSO ;
COME  MODIFICA , INVECE , SI  POTREBBERO  ISTITUIRE  DUE PERCORSI  PARALLELI , DI CARRIERE DIVERSE  E DISTINTE , SIN DALLA  LORO  ORIGINE  MA SEMPRE ATTRAVERSO UN CONCORSO PUBBLICO ; UNA  COME CARRIERA DI PUBBLICO MINISTERO  E L’ALTRA DI GIUDICE , MA PUR SEMPRE APPARTENENTI  ENTRAMBI ALLA MAGISTRATURA, ORGANO E POTERE  AUTONOMO RISPETTO  AL POTERE POLITICO.


PER POTER PROCEDERE AD UNA  RIFORMA COMPLESSIVA  DEL SISTEMA PROCESSUALE PENALE,  INNANZI TUTTO SAREBBERO  ASSOLUTAMENTE  NECESSARI MAGGIORI IMPEGNI DI CARATTERE ECONOMICO E PROFICUI INTERVENTI LEGISLATIVI  VOLTI  AD INCREMENTARE GLI ORGANICI DEL PERSONALE DI MAGISTRATI  E DI  AMMINISTRATIVI,  SIA GIUDIZIARIO E SIA PENITENZIARIO   FINALIZZATI  AD UN NECESSARIO  ADEGUAMENTO DI MEZZI E  DI STRUTTURE ;  POI , L'UNICO VERO E REALE RIMEDIO SAREBBE UNA VERA RIFORMA DELLE NORME  DEL PROCESSO PENALE, CHE PREVEDA:
1 ) RIGUARDO ALLA FASE ISTRUTTORIA :
- SIA INDISPENSABILE , SIN DALLA “NOTITIA CRIMINIS” , L’ESIGENZA  DI SEGRETEZZA DEGLI ATTI IVI COMPIUTI E OBBLIGO DA PARTE DEGLI OPERATORI GIUDIZIARI  DI MANTENERLA , PREVEDENDO SANZIONI  IN ORDINE ALLA VIOLAZIONE DELLA STESSA ;  CIO’ SINO A CHE NEL CORSO DELLE INDAGINI CONDOTTE DAL P.M. NON VENGA INDIVIDUATO IL SOGGETTO NEI CUI CONFRONTI RISULTINO ADDEBITABILI DEI REATI E PERTANTO  FORMALIZZATA  LA RELATIVA IMPUTAZIONE; SOLTANTO IN TALE CASO TUTTI GLI  ATTI PERTINENTI AL PROCESSO VERREBBERO DEPOSITATI IN CANCELLERIA E QUINDI RESI PUBBLICI ; IN CASO CONTRARIO, CIOE’ DI NON INDIVIDUAZIONE   DI ALCUN SOGGETTO COME IMPUTATO  OPPURE DI FATTI NON RILEVABILI COME REATI,  NE DERIVEREBBE UN PROVVEDIMENTO DI  ARCHIVIAZIONE  ED I RELATIVI ATTI PROCESSUALI    ( IVI COMPRESE LE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE ) NON VERREBBERO RESI PUBBLICI E RESTEREBBERO COPERTI DAL SEGRETO ISTRUTTORIO ; PREVEDENDO PER LEGGE I TEMPI E LE MODALITA’  PER LA LORO DISTRUZIONE .
2 ) RIGUARDO  ALLA  SUCCESSIVA  FASE  PROCESSUALE :
 DAL MOMENTO IN CUI VIENE AD IDENTIFICARSI IL SOGGETTO IMPUTATO  OPPURE CHE  SIANO STATI RILEVATI GRAVI INDIZI DI COLPEVOLEZZA   A CARICO DI UN SOGGETTO, TALE FASE PROCESSUALE  SI  SVOLGEREBBE  DIRETTAMENTE NELL’AMBITO  DEL GIUDIZIO DIBATTIMENTALE,  IN UDIENZA PUBBLICA E IN  CONTRADDITTORIO FRA LE PARTI ;
IN QUESTA FASE DI GIUDIZIO  SIA IL P.M.( LA PUBBLICA ACCUSA )  SIA  GLI AVVOCATI , RISPETTIVAMENTE IN  DIFESA DELL'IMPUTATO E DELLA PARTE CIVILE , SIANO MESSI IN CONDIZIONE, RISPETTO ALL’UFFICIO DEL PUBBLICO MINISTERO, DI AVERE PARI POSSIBILITA' , ATTRAVERSO RISPETTIVI  LORO APPOSITI UFFICI,  AUTORIZZATI  DALLA LEGGE A SVOLGERE ATTIVITA’ , UTILIZZARE MEZZI E DI ESEGUIRE  INDAGINI  , DI PRODURRE ATTI CONTESTUALMENTE AL P.M. , COME  PROVE DOCUMENTALI E TESTIMONIALI DAVANTI AL GIUDICE O COLLEGIO GIUDICANTE . QUEST’ULTIMO  POTRA' CELEBRARE IL PROCESSO IN UDIENZE SUSSEGUENTI E CON INTERVALLI  I  PIU’ BREVI POSSIBILI FRA LORO, NATURALMENTE IN RELAZIONE  ALLA COMPLESSITA’ DEL PROCESSO STESSO, SINO AL PRONUNCIAMENTO DELLA SENTENZA.
3) RIGUARDO  AGLI  ATTI  PROCESSUALI :
 DOVREBBE PROCEDERSI AD UNA DRASTICA RIDUZIONE E SEMPLIFICAZIONE DI ATTI CARTACEI RELATIVI A RAPPORTI VARI E NOTIFICHE; CIO’ ATTRAVERSO LA REGISTRAZIONE CON MEZZI TELEMATICI E  TECNOLOGICAMENTE  MODERNI; DA ESEGUIRE  DIRETTAMENTE IN UDIENZA , RIGUARDO A  TUTTE LE TESTIMONIANZE PROPOSTE DALLE PARTI ( P.M. , DIFESA , PARTE CIVILE ) AMMESSE DAL GIUDICE  E  DEGLI INTERROGATORI  DELL’IMPUTATO, NECESSARI PER GIUNGERE AD UNA SENTENZA.
4) RIGUARDO AI  TRE GRADI  DI GIUDIZIO ( PRIMO GRADO, APPELLO E CASSAZIONE ) :
SAREBBE  OPPORTUNO  PORRE  MAGGIORI  LIMITI  IN  ORDINE  ALLE  POSSIBILITA’  DI  PROPOSIZIONE DEL  RICORSO PER CASSAZIONE , ISTITUENDO A TAL PROPOSITO UN ORGANO GIUDIZIARIO CHE SERVA DA FILTRO  E CHE ESAMINI PREVENTIVAMENTE  IL GRADO DI  PROPONIBILITA’  DAL PUNTO DI VISTA DELLA  FONDATEZZA O MENO DELLE MOTIVAZIONI, E AMMETTA  SOLTANTO  I  CASI DI RICORSO  NEI QUALI  SIANO SUFFICIENTEMENTE  FONDATE  LE ISTANZE  PER L’ESAME DI LEGITTIMITA’ DA PARTE DELLA CORTE DI CASSAZIONE.

sabato 2 marzo 2013

UNA VITA SOCIALE GIUSTA ED EQUA


                     PER UNA GIUSTA VITA SOCIALE
La vita sociale consiste nel complesso di fattori economici e sociali  che caratterizzano le condizioni nelle quali i cittadini di una comunità , presi sia individualmente  sia nella loro collegialità,  vivono ed operano nel territorio della comunità stessa.
Quando le suddette condizioni rivelano  profonde discriminazioni  e differenze  in ordine  allo  status sociale fra i cittadini , tali che taluni vengono ad essere privilegiati rispetto ad altri e che ciò avviene in violazione dei principi fondamentali di un Ordinamento democratico , allora è inevitabile che  il sistema sia sotto il profilo  politico che di quello  sociale , viene ad incrinarsi , producendo tensioni e conflitti , a volte molto gravi  e dirompenti.
Segnali di crisi del sistema generalmente si avvertono sin dal momento in cui i malumori , insofferenze e vere e proprie manifestazioni di protesta si rivolgono contro gli organi di governo  e  di sfiducia  verso le istituzioni. Ciò dovrebbe indurre  tali organi a ricorrere tempestivamente ad interventi legislativi ed operativi  volti a rimediare ad errori commessi  e mancanze   per loro colpa .   Ma purtroppo ciò non avviene quasi mai.
Il più delle volte coloro che sono  preposti al governo della comunità  dimostrano colpevolmente inerzia e interessi contrari al bene comune, lasciando inascoltate le istanze popolari ; anzi , ponendo  resistenze al cambiamento  ancora  più forti e  usando  a questo fine  le leve del potere sia politico che economico .
Quando  l’indebolimento delle condizioni di vita si estende dalle classi sociali  meno abbienti anche alle classi medio-borghesi, interessando larghe fasce della popolazione, le proteste assumono forme , purtroppo, anche violente , che se sotto un certo aspetto sono comprensibili però  si rivelano  poi dannose per tutti , soprattutto perchè  esse vengono strumentalizzate dalle medesime classi privilegiate e prese a pretesto per poter giustificare interventi repressivi e autoritari.
Accade così che si fanno cadere le democrazie , anche se incompiute, a prezzo di tragici sacrifici umani.
IN CONCLUSIONE, QUANDO SI VERIFICANO  CONDIZIONI SOCIALI  DI CRISI ECONOMICA E POLITICA  COME QUELLE ATTUALI ,  E’  OPPORTUNO CERCARE  DI  USARE    SAGGEZZA E INTELLIGENZA  NEL   SAPER  UTILIZZARE AL MEGLIO IL CONSENSO DELLA GENTE VERSO IL MOVIMENTO POPOLARE  E CIO' ATTRAVERSO PROPOSTE DEMOCRATICHE SEMPRE PIU’ ADERENTI ALLA REALTA’ , AI BISOGNI  E  ALLE  LEGITTIME ISTANZE  DEI CITTADINI, AL FINE DI OTTENERE SEMPRE MAGGIORE LEGITTIMAZIONE POLITICA DA PARTE DEI CITTADINI STESSI.
CIO’  EVIDENTEMENTE COMPORTA  L’IMPEGNO FERMO E  COSTANTE DI  MANTENERSI  IN NETTA CONTRAPPOSIZIONE RISPETTO  AD OGNI TENTATIVO DI COINVOLGIMENTO  CON QUALSIVOGLIA TIPO DI CONSERVATORISMO REAZIONARIO E DI INTERESSI CONTRARI AL BENE COLLETTIVO.

PROPOSTA  AL  MOVIMENTO CINQUE STELLE
E’  OPPORTUNO  COGLIERE LA  GRANDE  OCCASIONE  PER  METTERE  DEFINITIVAMENTE  ALL’ANGOLO  IL  CENTRO DESTRA BERLUSCONIANO , NEL SENSO CHE  BISOGNA  FAR VALERE   CON INTELLIGENZA E SAGGEZZA I RISULTATI ELETTORALI  CHE   HANNO  DATO MAGGIORI  CONSENSI , SEPPUR  RISICATI E NON TALI DA CONSENTIRE UNA GOVERNABILITA’,  ALLE FORZE POLITICHE  DI  CENTRO SINISTRA ( PD  E  SEL ) E AL MOVIMENTO 5 STELLE.
 PER  FAR CIO’  E’ OPPORTUNO  :
-NON CONSENTIRE CHE  SI FORMI  UN  ACCORDO  DI  GOVERNISSIMO  TRA  CENTRO SINISTRA E CENTRO DESTRA , ANCHE  SE  A  TEMPO DETERMINATO.  INFATTI, NON POTREBBE  RITENERSI CIO’ UN VANTAGGIO PER IL MOVIMENTO CINQUE STELLE, CHE A MIO AVVISO  RISCHIEREBBE  NEL TEMPO DI  INDEBOLIRSI O DI FRAMMENTARSI. INFATTI, DA TALE ACCORDO USCIREBBERO PARZIALI MODIFICHE  DI POLITICA ECONOMICA E FISCALE  UN PO’ MENO RIGIDE DELLE ATTUALI E FATTE APPOSITAMENTE IN MODO TALE DA RIUSCIRE AD  ABBASSARE I LIVELLI DI TENSIONE SOCIALE  PIU’ A RISCHIO, PUR SALVAGUARDANDO CERTI INTERESSI DI CASTA.
 CON  IL RISULTATO DI DARE UN CONTENTINO AL POPOLO E DI CONVINCERLO CHE ALTRIMENTI CON IL MOVIMENTO CINQUE STELLE  VI SAREBBE STATO INEVITABILMENTE IL CROLLO  E  IL COMMISSARIAMENTO DA PARTE DELL’EUROPA.
 E’ INVECE OPPORTUNO  
-  ADERIRE AD UNA PROPOSTA DI GOVERNARE INSIEME AL CENTRO SINISTRA ( PD E SEL ) E DARE LA FIDUCIA  A TALE GOVERNO , FACENDO  VALERE  LA FORZA  GIA’ ESISTENTE E DETERMINANTE  DEL MOVIMENTO NELL’AMBITO PARLAMENTARE E  DEL GOVERNO STESSO, IN MERITO ALLE PROPOSTE DI LEGGE DA APPROVARE .  DA  CIO’  DERIVEREBBE  INDUBBIAMENTE  UNA PROSPETTIVA DI SVOLTA  VERSO  UN  RINNOVAMENTO DELLA POLITICA PIU’ FAVOREVOLE  ALLE ISTANZE  DELLE CLASSI SOCIALI  AFFLITTE DALLA CRISI E  MOLTO PROBABILMENTE SI POTRA’ USCIRE DALLO STALLO ECONOMICO E SOCIALE , INFLUENZANDO POSITIVAMENTE ANCHE FORZE POLITICHE  DI ALTRI PAESI  EUROPEI  IN CRISI.  CIO’ POTREBBE RIDIMENSIONARE DI MOLTO E METTERE IN MINORANZA  IL SISTEMA DI  POLITICA DI RIGORE E RECESSIVA  E DI INTERESSI SPECULATIVI  DI CERTO POTERE AL MOMENTO DOMINANTE.
  
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  L'IRLANDA SI RIPRENDE PARTE DELLA SUA SOVRANITA'
Postato il Giovedì, 14 marzo 2013 @ 18:06:43 CDT di Truman

   
 


DI PIERO VALERIO 
Tempesta-perfetta 

Che l’eurozona sia nel caos ormai è un dato di fatto. La mancanza di un governo centrale capace di prendere decisioni univoche e chiare (e magari anche razionali e comprensibili, che non guasta) si sta facendo sentire proprio adesso che bisogna fare delle scelte e nessuno sa bene chi sia autorizzato a farle. In mezzo a questo putiferio istituzionale l’Irlanda nel silenzio più assoluto dei media (perché parlare di cose importanti, ci sono tante belle scemenze di cui parlare? Gli occhi di Berlusconi, le lacrime di Bersani, le bacchettate di Grillo, l’elezione del papa, insomma per i cialtroni dell’informazione c’è solo l’imbarazzo della scelta), la piccola Irlanda ha fatto una mossa che potrebbe mettere presto in crisi il colosso d’argilla europeo e nessuno sembra avere la capacità di cambiare gli eventi. La Commissione Europea scarica il compito alla BCE e la BCE, a sua volta, per bocca del suo governatore Mario Draghi, passa la patata bollente al Consiglio Direttivo, che a quanto pare sul caso specifico dell’Irlanda dovrà pronunciarsi entro la fine dell’anno. 

In questo contesto di confusione assoluta, il governo irlandese guidato dal primo ministro Enda Kenny (foto a sinistra) pare sia l’unica istituzione ad avere le idee chiare e abbia deciso di continuare ad andare avanti per la sua strada, in attesa che qualcuno si decida a pronunciarsi chiaramente sul da farsi. Il risultato odierno è un passo storico sulla strada per la ripresa economica" ha detto trionfante al Parlamento di Dublino Kenny qualche giorno fa "Questa manovra assicura la futura sostenibilità finanziaria dello stato". 

Ma cosa ha fatto di così rivoluzionario ed epocale Kenny? Si tratta di un’ennesima bufala o fregatura per i cittadini, oppure questa decisione aiuterà concretamente la ripresa di uno stato a pezzi? Andiamo con ordine perché la posizione attuale dell’Irlanda è molto delicata. Malgrado tutti i plausi pervenuti da ogni parte, da Bruxelles e Berlino in particolare, per il rigore teutonico con cui l’Irlanda ha seguito il suo programma di austerità, fatto principalmente di licenziamenti nel settore pubblico e tasse, la situazione del paese è ancora drammatica, con l’economia che ristagna e la disoccupazione che si attesta intorno al 14%. Senza considerare tutti i massicci movimenti migratori dei giovani ragazzi irlandesi verso l’Australia, soprattutto. Una catastrofe sociale che come i meglio informati sanno non è dovuta affatto all’eccesso di debito pubblico, agli sprechi o alla corruzione della classe politica, ma alle sciagurate gestioni fallimentari di un ristretto manipolo di banchieri privati, appoggiati e spalleggiati ovviamente dai politici locali, che nel giro di pochi anni sono riusciti a sommergere di debiti l’intero paese. Chi ancora ha dei dubbi su come si sia sviluppata e quale sia la vera origine della crisi finanziaria che attanaglia oggi l’eurozona, dovrebbe studiare meglio il caso dell’Irlanda che è sicuramente il più emblematico di tutti. E con qualche piccola variante, dovuta alla minore o maggiore compartecipazione del settore pubblico, applicarlo poi agli altri paesi PIIGS. Italia compresa. 

Ma vediamo innanzitutto a grandi linee quali sono gli elementi e gli eventi principali che caratterizzano il caso irlandese. Prima dello scoppio della bolla speculativa dei titoli subprime americani del 2008, l’Irlanda era a detta di tutti il paese più “virtuoso” d’Europa per quanto riguarda i conti pubblici: aveva raggiunto il pareggio di bilancio fra entrate e uscite e il suo debito pubblico era sceso addirittura sotto il 40% del PIL. Il regime di defiscalizzazione degli investimenti, con una tassazione media del 12% fra le più basse del mondo, aveva convinto molte multinazionali (Google è soltanto la più famosa, ma ci sono anche IBM, Apple, Xerox, Intel) a prendere sede in Irlanda, per godere dei vantaggi di arbitraggio concessi dalla globalizzazione. I nuovi capitali che arrivavano a fiumi in Irlanda, oltre a dare la parvenza di un paese sviluppato con bassa disoccupazione, avevano ingrossato anche i depositi presso le banche locali che prese dall’euforia si erano lanciate con entusiasmo nel campo degli investimenti speculativi in titoli derivati, soprattutto americani, e nell’attività creditizia interna nel settore immobiliare. Insomma fra l’acclamazione generale si stavano creando le premesse per la nascita di una piccola bolla bancaria all’interno della più grande bolla finanziaria che intanto si stava minacciosamente gonfiando a livello internazionale. 

Attirate dagli alti rendimenti, le banche tedesche e francesi non avevano lesinato a sua volta ad investire in titoli delle banche irlandesi, mantenendo in piedi uno schema finanziario molto fragile, perché sostenuto appunto dai capitali e dagli investimenti esteri e non dai risparmi interni. E così mentre il debito pubblico scendeva rapidamente, il debito estero, contratto soprattutto dal settore bancario privato, continuava ad ingigantirsi senza che nessuno suonasse mai il campanello di allarme. Anzi, gli analisti finanziari più esperti si sperticavano in una serie interminabile di elogi per il modello di sviluppo applicato in Irlanda, presentandolo al mondo come un esempio da seguire per molte altre nazioni che stentavano a far ripartire l’economia. L’Irlanda era chiamata la “Tigre Celtica”, proprio per la sua intraprendenza nel campo finanziario, cosa che in effetti avrebbe dovuto preoccupare e insospettire qualcuno dei residenti visto la fine che avevano fatto le “Tigri Asiatiche” dopo lo scoppio della bolla speculativa del 1997. Ma gli analisti finanziari come si sa hanno la memoria corta, soprattutto quelli che lavorano all’interno di grandi gruppi bancari e finanziari e devono tenere alto il valore degli investimenti fatti dalle rispettive società di appartenenza. Importante in questi casi è non rimanere mai l’ultimo con il cerino in mano quando scoppia la bolla, ma fino a quando gli affari si gonfiano bisogna soffiare aria fritta e parole a vanvera con tutta l’energia e la credibilità possibile. 

Il momento di smobilitare gli investimenti fatti in Irlanda arrivò appunto nel settembre 2008, quando a causa della crisi dei titoli subprime americani, le sei maggiori banche del paese, fra cui la Anglo Irish Bank e la INBS (Irish Nationwide Building Society), si trovarono strette in una doppia morsa di crisi di solvibilità e liquidità, dato che gran parte delle attività finanziarie e immobiliari si erano deprezzate drasticamente e chi era ancora in tempo aveva provveduto a prelevare i suoi depositi per riportarli all’estero. Per impedire che iniziasse una furibonda corsa agli sportelli, il governo irlandese si vide costretto ad apporre la garanzia statale sui depositi delle banche intervenendo pesantemente per evitare il collasso e fornire il salvataggio pubblico necessario. E qui finisce la storia della virtù pubblica dell’Irlanda, che da stato “virtuoso” cominciò ad essere additato dai soliti analisti come uno stato spendaccione, un maiale, alla stregua degli altri PIIGS dell’eurozona (pochi ebbero la decenza e il pudore di spiegare che il governo irlandese era intervenuto soprattutto per salvare gli investimenti delle banche tedesche e francesi, che in caso contrario avrebbero subito ingenti perdite). Ma per capire meglio le dimensioni del debito estero accumulato dall’Irlanda, guardiamo il grafico sotto diviso per categorie (investimenti diretti, investimenti di portafoglio, debiti bancari e finanziari, banca centrale): già nel 2010, il debito estero complessivo ammontava a €1,73 trilioni circa, ovvero 10 volte maggiore del PIL del paese di €173 miliardi. Una situazione molto preoccupante, che non si discostava affatto da ciò che stava accadendo intanto in Spagna, Portogallo e Grecia. 

Ovviamente, e per fortuna, l’Irlanda ha anche un credito estero, dal cui saldo derivava una posizione netta sull’estero passiva superiore al 90% del PIL (quindi ben oltre il livello di guardia fissato dai più autorevoli economisti intorno al 50% del PIL). Nel 2010, il governo irlandese ormai alle corde, impossibilitato a finanziarsi sui "mercati" a rendimenti accettabili, si vide costretto a chiedere un piano di salvataggio internazionale da €67,5 miliardi all’Unione Europea, alla BCE e al FMI. In particolare i €30,6 miliardi concessi dalla BCE dovevano servire per il salvataggio diretto delle due banche più in crisi, la AIB e la INSB, che furono fuse in un’unica banca chiamata IBRC (Irish Bank Resolution Corporation). Gli investitori stranieri furono così tutelati senza alcuna perdita e ricevettero la garanzia del ritorno del 100% del loro investimento iniziale, mentre tutto il peso della cattiva gestione delle banche irlandesi ricadde sul governo e indirettamente sui cittadini, che furono penalizzati con un notevole aumento della pressione fiscale e un taglio netto della spessa pubblica, che comportò migliaia di licenziamenti nel settore statale. In finanza accade sempre questo strano fenomeno: chi investe grosse somme non perde mai, mentre chi scommette poco o non ha mai messo piede in una banca e non sa nemmeno cosa sia la borsa deve pagare per i primi. E così, gravati da questa pesante passività, i conti pubblici andarono in rovina, il surplus faticosamente raggiunto prima del 2008 passò a diventare un deficit pubblico, che dal disastroso -30,9% del 2011 è passato al -8,2% attuale (grafico sotto). Anche perché come capita spesso in questi casi oltre alle maggiori uscite per il salvataggio pubblico delle banche il governo dovette assistere ad un calo delle entrate tributarie dovuto al crollo del reddito nazionale. 

Il programma di assistenza, Emergency Lending Assistance (ELA), negoziato dal governo con la Banca Centrale d’Irlanda, prevedeva in cambio della liquidità necessaria per far funzionare la nuova banca IBRC la firma e la consegna di vere e proprie cambiali(Promissory Note) pagabili dal governo in 20 anni. Il piano di rientro era così composto: €3,1 miliardi ogni anno per 12 anni (il 2% del PIL nazionale), €2,1 miliardi nel 2024, quindi €0,9 miliardi per 5 anni e infine €0,1 miliardi a saldo nel 2031, con un interesse complessivo associato all’operazione di €17 miliardi che il governo avrebbe dovuto corrispondere durante tutto il corso dei venti anni. Con le solite tasse e i tagli alla spesa pubblica. Di conseguenza il debito pubblico, sotto il peso di questo macigno, è sprofondato dalla sua iniziale quota “virtuosa” inferiore al 30% agli oltre 100% del PIL attuali (grafico sotto), facendo allarmare sia i politici che i cittadini sulla reale sostenibilità dell’intera manovra di salvataggio bancario. Anche perché a più riprese, la protesta dei cittadini si è fatta sentire rumorosamente, sia con manifestazioni contro le crescenti tasse che con proteste di piazza contro i banchieri truffatori e i governanti compiacenti.
Ma a questo punto comincia la parte più interessante del racconto. Già ad inizio gennaio del 2013, il premier Kenny intraprende i suoi primi viaggi della speranza verso Bruxelles e Francoforte per trovare nella Commissione Europea o nella BCE degli interlocutori validi per ritrattare l’intero programma di rientro. La situazione già precaria dell’economia irlandese che mostrava qualche timido cenno di ripresa non poteva essere appesantita con i previsti prelievi annuali e secondo Kenny era più che mai necessaria una ristrutturazione del debito per consentire un atterraggio più morbido e allungare il piano generale di rimborso. Tuttavia il classico balletto dello scaricabarile inscenato dagli inconcludenti tecnocrati europei unito all’avvicinarsi della data del 31 marzo in cui l’Irlanda avrebbe dovuto rimborsare la sua quota annuale, hanno convinto Kenny a prendere una decisione perentoria.


Il governo irlandese scambierà le cambiali in scadenza possedute dalla Banca Centrale d’Irlanda con titoli del debito pubblico con tempi di maturazione media superiori a 34 anni, in cui le maggiori quote di rimborso sono previste per il 2038 e il 2053. Per la prima volta, uno stato non più sovrano dell’eurozona se ne è infischiato di attendere le decisioni degli sfaccendati e stralunati tecnocrati di Bruxelles e ha fatto una scelta a tutti gli effetti “sovrana”, che contrasta vistosamente con i trattati europei e in particolare con il famigerato articolo 123 che impedisce alle banche centrali dell’eurozona di finanziare direttamente i rispettivi governi. Il precedente prestito si è trasformato insomma in una forma più o meno camuffata di monetizzazione del deficit pubblico: soldi freschi della banca centrale in cambio di titoli di stato, anche se poi questi soldi non servono per alimentare la spesa del governo ma sono stati già convogliati nelle casse delle banche fallite. In ogni caso, questo legame diretto fra governo e banca centrale rappresenta un vero abominio e un affronto per la tecnocrazia europea, che proprio su questa inconsueta e ancora incomprensibile cesura aveva fondato le basi del suo primato oligarchico e antidemocratico.

Interrogato sullo smacco irlandese dai giornalisti nell’ultima conferenza stampa di inizio marzo, il governatore della BCE Mario Draghi non senza qualche imbarazzo ha riferito di avere preso nota di ciò che sta accadendo in Irlanda, riservandosi di rivedere con calma l’intera faccenda insieme agli altri membri del Consiglio Direttivo della banca centrale di Francoforte. Ad ogni modo, Draghi ha fatto capire che la questione riguarda ormai i rapporti interni fra il governo irlandese e la Banca Centrale d’Irlanda, mentre le presunte irregolarità inerenti il rispetto dell’articolo 123 verranno analizzate con la dovuta scrupolosità entro la fine dell’anno. Nulla però Draghi ha detto riguardo la questione di fondo che soggiace all’intera vicenda e lo stesso Kenny ha spesso accennato in modo velato, con tutte le cautele del caso (non sia mai svegliare i cittadini e spiegargli apertamente quale sia il vero significato dei soldi oggi: i politici sono pur sempre i camerieri dei banchieri, o no?), in pubblico: ma se i soldi prestati dalla BCE al governo irlandese vengono creati dal nulla, perché i cittadini dovrebbero svenarsi e privarsi dei loro risparmi per rimborsare del denaro che una volta rientrato alla base verrebbe distrutto o bruciato? Che senso ha mettere in ginocchio un’intera nazione per dei semplici bit elettronici o delle voci contabili all’interno del bilancio di una banca centrale? Non sarebbe più giusto che la parte di debito dovuto alla BCE venisse in qualche abbonata o decurtata, lasciando intatta solo la quota prestata dal FMI?


Ovviamente di fronte a questi scottanti interrogativi i funzionari della banca centrale tedesca Bundesbank sono sobbalzati all'unisono e hanno fatto una corale levata di scudi, ricordando che il compito principale della banca centrale deve essere il controllo dell’inflazione e pur di mantenere bassa l’inflazione, la gente può essere tranquillamente dissanguata e lasciata morire. Ricordiamo che i tedeschi sono ormai gli unici al mondo, insieme ai loro servili lacchè europeisti disseminati in tutto il continente, a credere che l’aumento della massa monetaria crei automaticamente inflazione e soprattutto che una banca centrale possa davvero influenzare e modificare il livello della massa monetaria circolante. Due scemenze belle e buone che servono per coprire la verità profonda dell'intransigenza teutonica in tema di politica monetaria: per chi ancora non lo avesse capito, l’euro non è una moneta comune ma una veste un po’ più sofisticata del marco tedesco e i marchi, da che mondo è mondo, non si regalano a nessuno, ma bisogna guadagnarseli con il sangue. Fine della storia. O almeno così sembra, dato che nel caos attuale imperante nell’eurozona la decisione “sovrana” dell’Irlanda potrebbe creare un precedente politico a cui potranno in futuro appellarsi gli altri governi degli stati più in difficoltà. In particolare pensiamo a Grecia e Portogallo, i cui governi invece stanno continuando a pagare a caro prezzo i loro durissimi piani di rientro con rivolte popolari, sofferenze e vessazioni non più tollerabili della cittadinanza. Ma anche l’Italia potrebbe essere presto coinvolta in questa faccenda e non a caso qualche tempo fa il direttore del collocamento dei titoli pubblici del MEF Maria Cannata aveva timidamente accennato alla possibilità di rifinanziare l’enorme debito pubblico italiano con titoli a più lunga scadenza, dai 30 fino ai 50 anni. Non è sicuramente una soluzione definitiva al problema del debito pubblico e della perdita della sovranità monetaria, ma indubbiamente un’operazione del genere potrebbe alleviare non poco la pesantezza degli impegni immediati di consolidamento del debito e partecipazione ai fondi di salvataggio presi in sede europea dall’Italia (vedi Fiscal Compact e Mes). 
Se i tecnocrati europei sono degli inetti, perché i politici e i funzionari nazionali non dovrebbero adoperarsi da soli, in piena autonomia, per modificare le norme più criminali e controverse dei trattati europei? In questo ingarbugliato castello di carte e burocrazia costruito dal comitato d’affari di Bruxelles, esiste ancora per un governo democratico nazionale lo spazio di manovra necessario per prendere decisioni “sovrane”? La strategia del silenzio assenso potrebbe essere il metodo migliore per riformare rapidamente in senso democratico l’impostazione monolitica e totalitaria dell’eurozona? L'anarchia istituzionale, in cui ognuno decide per sé e cerca di salvare il salvabile, sarà la prossima evoluzione del mostro giuridico europeo? Invece di stare appresso alle lusinghe del fallito Bersani e alle congiuntiviti di Berlusconi, i neo-deputati del Movimento 5 Stelle dovrebbero pronunciarsi e seguire attentamente ciò che sta accadendo oggi in Europa se vogliono stare al passo con i tempi e risultare davvero decisivi per il nostro paese e per il futuro di tutti noi. Perché ormai le decisioni che contano veramente per i cittadini si prendono o non si prendono a Bruxelles, a Francoforte, a Berlino. Mentre a Roma al massimo si elegge un papa e poco altro. E anche qui il baricentro pare essersi spostato verso Buenos Aires. E poco importa se il nuovo papa argentino sia ostile al governo progressista sudamericano e un convinto conservatore, perchè adesso i media italiani saranno costretti loro malgrado a parlare di Argentina. E chissà se un giorno la presidentessa Kirchner verrà in visita in Italia a dare lezioni di democrazia a noi inconsapevoli vittime di una dittatura. 

Piero Valerio 
14.03.2013 

Fonte: http://tempesta-perfetta.blogspot.it 
Link: http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2013/03/mentre-leurozona-e-